Non si tratta, in realtà, di un presepe unico, ma del risultato della fusione di tre presepi diversi, creati interamente a mano nel corso di quattordici anni di lavoro, dal 1948 al 1962: un risultato che dà conto di una maestria e di una dedizione (è il caso di dirlo) certosina. A realizzarlo sono stati da due artigiani calcesani che, pur non imparentati tra di loro, portavano entrambi il cognome di Meucci.
Tutti e tre i presepi sono composti da diverse decine di personaggi, di cui parecchi in movimento.
Si tratta, in definitiva, di una vera e propria opera d’arte, che ha raggiunto notorietà ovunque e ha girato il mondo, comparendo addirittura sulla rete nazionale colombiana durante il suo soggiorno a Bogotà in occasione del capodanno; questo, finché la generosità degli eredi degli artisti ha voluto che ne fosse fatto dono al Museo di Storia Naturale di Calci.
I presepi esposti sono tre.
Nella prima sala si trova il presepe più grande che Alberto e Renzo abbiano mai pensato. Il suo progetto comprendeva tre grandi diorami: il primo, più grande dei tre, ospitava ed ospita la Natività adagiata tra le rovine di templi romani che a loro volta sono immersi in un paesaggio tipicamente medio orientale; il diorami più piccoli si sarebbero dovuti trovare ai lati del primo e rappresentare ambienti di vita della campagna toscana. Purtroppo uno dei due è rimasto incompiuto, molto probabilmente per la prematura scomparsa di don Ettore Evangelisti, sacerdote e valente pittore che faceva parte del gruppo di persone che ha contribuito al successo di questi presepi.
Nello spazio più piccolo dei locali messi a disposizione dal Museo, la nicchia. è allestito l'ultimo presepe che Alberto e Renzo hanno ideato e costruito in occasione dell'apertura (11 ottobre 1962) del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). La Natività è posta ai piedi della cupola di San Pietro e verso di essa sono in cammino su strade provenienti dai cinque continenti tutte le genti del mondo.
Il presepio più vecchio, costruito tra il 1948 ed il 1953, si trova nella galleria, ambiente lungo e stretto dove non è stato possibile rispettare l'ampiezza originale dei sei metri. In questo presepio la Natività si trova ancora tra le rovine del tempio romano (ed è lo stesso che compare nellle foto del 1948), ma sovrasta un paesaggio rurale tipicamente toscano.
I presepi esposti sono tre.
Nella prima sala si trova il presepe più grande che Alberto e Renzo abbiano mai pensato. Il suo progetto comprendeva tre grandi diorami: il primo, più grande dei tre, ospitava ed ospita la Natività adagiata tra le rovine di templi romani che a loro volta sono immersi in un paesaggio tipicamente medio orientale; il diorami più piccoli si sarebbero dovuti trovare ai lati del primo e rappresentare ambienti di vita della campagna toscana. Purtroppo uno dei due è rimasto incompiuto, molto probabilmente per la prematura scomparsa di don Ettore Evangelisti, sacerdote e valente pittore che faceva parte del gruppo di persone che ha contribuito al successo di questi presepi.
Nello spazio più piccolo dei locali messi a disposizione dal Museo, la nicchia. è allestito l'ultimo presepe che Alberto e Renzo hanno ideato e costruito in occasione dell'apertura (11 ottobre 1962) del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). La Natività è posta ai piedi della cupola di San Pietro e verso di essa sono in cammino su strade provenienti dai cinque continenti tutte le genti del mondo.
Il presepio più vecchio, costruito tra il 1948 ed il 1953, si trova nella galleria, ambiente lungo e stretto dove non è stato possibile rispettare l'ampiezza originale dei sei metri. In questo presepio la Natività si trova ancora tra le rovine del tempio romano (ed è lo stesso che compare nellle foto del 1948), ma sovrasta un paesaggio rurale tipicamente toscano.
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